fonte: brucomela design
24 mag 2010
Basilicata: ciak si viaggia. Lo sguardo di una cinepresa!
Pubblicato da
tracieloemandarini
,
0
commenti
17 mag 2010
S. Antonio Abate fra religione e arte
Pubblicato da
tracieloemandarini
,
di Angelo Lucano Larotonda
L’UOMO - Si era nei primi secoli della nostra era quando in Egitto vi furono molti giovani desiderosi di diventare “perfetti” in Cristo. Per farlo scelsero la via della solitudine.
A Bisanzio primeggiava l’Impero col suo sangue, la sua porpora, i suoi ori, la sua lussuria. A fianco gli marciava la Chiesa alla conquista delle anime, dei cuori e delle menti. Ai giovani di simile mondo così organizzato il Vangelo proponeva, in alternativa, la follia dell’ eremita o il silenzio del convento posto in luoghi spesso inaccessibili. Il valore dell’ anima, il pericolo della sua perdizione, le molteplici potenzialità del corpo appesantito dai desideri della carne e perciò teso a subissare l’anima, erano le preoccupazioni di molti di quei giovani.
La prima virtù da acquisire era l’umiltà, che, come si sa, per realizzarsi incontra sempre il suo nemico principale, l’orgoglio. Questo si manifesta con molte parole, quella esige il silenzio. Non è il parlare che rompe il silenzio, ma la smania di essere ascoltati. Le parole dell’orgoglioso impongono il silenzio agli altri affinché possa far udire soltanto la propria voce. L’umiltà è invece silenziosa in tutto.
E venne un uomo che volle vincere il proprio orgoglio e vivere in umiltà assoluta. Il suo nome era Antonio. Nato da una buona famiglia di Coma (oggi Qeman), in Egitto, conobbe il mondo e le sue passioni. Si era nel 270 quando lui aveva vent’anni e si pose una domanda: “Vidi tutte le reti del Maligno distese sulla terra, e dissi gemendo - Chi mai potrà salvarmi? - E udii una voce che mi disse: - L’umiltà -” . Fece allora una scelta radicale: vivere in assoluta povertà, in assoluta solitudine, in assoluto silenzio e sperare così di poter cogliere un giorno i sussurri soffiati del silenzio di Dio. Vendette tutti i suoi beni e cominciò i suoi giorni da eremita. Successivamente si trasferì in una tomba e vi restò vent’anni. Poi passò in una grotta del deserto della Tebaide. Vicino c’era il Mar Rosso..
Dentro la grotta, Antonio viveva col carico della sua fragilità umana e con la tenacia di non impazzire. Quella grotta divenne il suo speciale sepolcro in cui giacere “morto” al resto del mondo e nel contempo “vivo” a
L’UOMO - Si era nei primi secoli della nostra era quando in Egitto vi furono molti giovani desiderosi di diventare “perfetti” in Cristo. Per farlo scelsero la via della solitudine.
A Bisanzio primeggiava l’Impero col suo sangue, la sua porpora, i suoi ori, la sua lussuria. A fianco gli marciava la Chiesa alla conquista delle anime, dei cuori e delle menti. Ai giovani di simile mondo così organizzato il Vangelo proponeva, in alternativa, la follia dell’ eremita o il silenzio del convento posto in luoghi spesso inaccessibili. Il valore dell’ anima, il pericolo della sua perdizione, le molteplici potenzialità del corpo appesantito dai desideri della carne e perciò teso a subissare l’anima, erano le preoccupazioni di molti di quei giovani.
La prima virtù da acquisire era l’umiltà, che, come si sa, per realizzarsi incontra sempre il suo nemico principale, l’orgoglio. Questo si manifesta con molte parole, quella esige il silenzio. Non è il parlare che rompe il silenzio, ma la smania di essere ascoltati. Le parole dell’orgoglioso impongono il silenzio agli altri affinché possa far udire soltanto la propria voce. L’umiltà è invece silenziosa in tutto.
E venne un uomo che volle vincere il proprio orgoglio e vivere in umiltà assoluta. Il suo nome era Antonio. Nato da una buona famiglia di Coma (oggi Qeman), in Egitto, conobbe il mondo e le sue passioni. Si era nel 270 quando lui aveva vent’anni e si pose una domanda: “Vidi tutte le reti del Maligno distese sulla terra, e dissi gemendo - Chi mai potrà salvarmi? - E udii una voce che mi disse: - L’umiltà -” . Fece allora una scelta radicale: vivere in assoluta povertà, in assoluta solitudine, in assoluto silenzio e sperare così di poter cogliere un giorno i sussurri soffiati del silenzio di Dio. Vendette tutti i suoi beni e cominciò i suoi giorni da eremita. Successivamente si trasferì in una tomba e vi restò vent’anni. Poi passò in una grotta del deserto della Tebaide. Vicino c’era il Mar Rosso..
Dentro la grotta, Antonio viveva col carico della sua fragilità umana e con la tenacia di non impazzire. Quella grotta divenne il suo speciale sepolcro in cui giacere “morto” al resto del mondo e nel contempo “vivo” a
4 mag 2010
Scoperto a Potenza antico edificio stile Ikea
Pubblicato da
tracieloemandarini
,
Reggia del VI secolo a.C. costruito con pezzi con iscrizioni che rimandano ad istruzioni per il montaggio
ROMA - Una reggia del VI secolo avanti Cristo assemblata come un mobile dell'Ikea. E' la scoperta fatta a Torre Satriano, alle porte di Potenza, dove gli archeologi, -secondo quanto riporta la rivista 'Storica' National Geographic - hanno riportato alla luce un edificio sfarzoso, dotato di un tetto a falde i cui pezzi sono quasi tutti segnati con iscrizioni che rimandano ad istruzioni per il montaggio. Si tratta di un edifico "simile ad un tempio", anticipano dal periodico, con un corpo centrale sormontato dal tetto a due falde con decorazioni rosse e nere, e un volume laterale con un porticato che valorizzava l'ingresso della lussuosa
ROMA - Una reggia del VI secolo avanti Cristo assemblata come un mobile dell'Ikea. E' la scoperta fatta a Torre Satriano, alle porte di Potenza, dove gli archeologi, -secondo quanto riporta la rivista 'Storica' National Geographic - hanno riportato alla luce un edificio sfarzoso, dotato di un tetto a falde i cui pezzi sono quasi tutti segnati con iscrizioni che rimandano ad istruzioni per il montaggio. Si tratta di un edifico "simile ad un tempio", anticipano dal periodico, con un corpo centrale sormontato dal tetto a due falde con decorazioni rosse e nere, e un volume laterale con un porticato che valorizzava l'ingresso della lussuosa
Iscriviti a:
Post (Atom)