…Come per un’antica abitudine della gente del sud, i
genitori di Rocìo invece di ribellarsi decisero di partire. Scelsero di andare
ancora più a sud, verso una terra, si diceva, dove la sorte non era decisa
già alla nascita.
Un luogo dove gli uomini nascono senza la linea del destino
sulla mano.
Così, almeno, dicevano i marinai.
Questa è una delle frasi presenti nel libro.
Rocío, Cayo, Mingo, padre Jonne, Ninnì, il “Monaco Bianco”: donne e uomini, realmente vissuti o fatti vivere dalle parole, le cui storie si intrecciano in un tempo circolare, apparentemente sospeso, eterno, dove fiumi e montagne, campi e villaggi, si alternano diversi ma sempre uguali, tutto si ripete senza rassegnazione e forse anche senza speranze. C’è il sud, e i sud sparsi, i suoi paesaggi, lo scirocco ma anche la miseria, il lavoro, lo sfruttamento, l’arroganza e la violenza. Il vero sfondo è più universale, è una geografia umana, il nostro giardino di casa che poi è il giardino di tutti, va oltre i propri confini, travalica in una storia ed una geografia eterna che vede sfruttati e sfruttatori, soprusi e ribellioni condannati allo stesso estremo gesto estetico, dalla stessa poesia della povera gente che sempre cercherà di cambiare le ingiustizie e prima o poi ci riuscirà anche se Mondo è stato e Mondo sarà.
La casa editrice è Hermaion edizioni, casa editrice lucana.
Una scelta voluta nonostante alcune possibilità "oltre Eboli".
Una scelta voluta perchè si prova a crescere insieme, a sbagliare insieme, a migliorare insieme. Perchè i semi si provano a piantare nel vivere quotidiano e nel dare ossigeno e possibilità al mondo che ci circonda, al mondo di prossimità provando ad allargare la prossimità.
Perchè la storia ci racconta che:
"…Di rivoluzionari ne è pieno il mondo quello che manca è il vivere rivoluzionario."
Nel romanzo sono presenti personaggi verosimili e personaggi realmente esistiti, inseriti per non far disperdere messaggi e parole che hanno accompagnato le loro vite:
Francesco Netri: Francesco Netri ,(Albano di Lucania, Potenza, 2 aprile 1873 -Rosario, Santa Fe, 5 ottobre 1916), avvocato italiano emigrato in Argentina. Ha giocato un ruolo importante nel conflitto, iniziato nel 1912, tra contadini e latifondisti, noto come “Grito de Alcorta”. Le proteste dettero impulso alla nascita della Federazione Agraria Argentina e Netri fu uno degli animatori del movimento. Venne ammazzato il 5 ottobre 1916 in una strada centrale di Rosario.
Monaco Bianco: Luigi Loperfido, (Matera, 5 giugno 1877 – Matera, 28 dicembre 1959), un sindacalista, artista e predicatore.
Onofrio: Onofrio Lovecchio, (Bernalda, Matera, 4 novembre 1922 - 28 aprile 2015), partigiano, attivista nelle lotte bracciantili in Basilicata. Entra in latitanza perchè con altri giovani assaliva i forni, per prendere il pane da distribuire agli indigenti.
Padre Jonne: John Nelson Darby, (Westminster, 18 novembre 1800 – Bournemouth, 29 aprile 1882), un religioso inglese, leader del raggruppamento cristiano evangelico chiamato dei Fratelli di Plymouth.
Remì: Rémi Fraisse, (Tolosa, Francia, 31 agosto 1993 - Lisle-sur-Tarn , Francia, 26 ottobre 2014), botanico francese, attivista ambientale, deceduto a 21 anni dopo l'esplosione di una granata lanciata dalla polizia durante le proteste contro la costruzione della diga di Sivens (Tolosa).
Victor: Víctor Lidio Jara, (San Ignacio, 28 settembre 1932 – Santiago del Cile, 16 settembre 1973), cantautore, musicista, regista teatrale e poeta cileno.Sostenitore del presidente Salvador Allende, Jara fu barbaramente assassinato dopo il golpe dell'11 settembre 1973, vittima della repressione messa in atto dal generale Augusto Pinochet.
La foto della copertina mi piace pensare e dire che si è scelta da sé.
L’immagine di copertina si è scelta
da sé.
Non conosco l’autore, il luogo la
data.
La trovo nel mio archivio. È la
foto di una foto, scattata chissà quando e chissà dove.
Non c’è didascalia, autore, luogo.
Solo un appunto: lotte bracciantili
in Italia.
I visi dei ragazzi mi colpiscono
per la loro serenità e consapevolezza Il loro incedere pare andare verso la
vita, verso una speranza.
Pubblico la foto sui social,
fiducioso che qualcuno possa aiutarmi.
Mi risponde una cugina di mio padre,
Eugenia, che vive in Emilia Romagna. Mi dice di riconoscere un uomo in foto: è
suo padre, Onofrio.
Zio Onofrio! Che strana
coincidenza.
Che bella storia, mi dico, ma non
può essere vera.
Lei mi racconta della vita di suo
padre: partigiano che alla fine della guerra ha partecipato alle lotte
contadine in Basilicata e ha compiuto altri atti di resistenza sociale.
La storia mi piace ma non mi
convince.
Contatto Lena, sorella di Eugenia e
altra figlia di Onofrio. Lei vive a Taranto.
Con convinzione mi assicura che l’uomo
in foto è suo padre, e zio di mio padre. Chiedo ad altri cugini, alcuni
confermano, qualcun altro mostra incertezza.
Il dubbio non viene risolto ma mi
fido della memoria di una figlia.
Mi piace immaginare che questa foto
in cui sembra esserci Onofrio, partigiano, ribelle, emigrante, abbia deciso da
sola di essere la copertina di questo libro.
Nella stesura finale del libro
decido di far camminare Onofrio tra i personaggi del romanzo.
Che l’uomo con i baffetti sia o non
sia Onofrio, a questo punto non ha importanza.
Chiunque sia, sarà sempre un
Onofrio che ha deciso da quale parte dell’umanità stare, pronto a pagarne il
prezzo.
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