La casa tra cielo e mandarini si immerge nel verde
e sfoggia il bianco dei deboli fiori
che al primo soffio di vento
travestono il terreno di neve di petali.
Intorno, danzatori alati e leggeri lambiscono il fogliame.
Dalla casa tra cielo e mandarini
si afferra il rumoreggiare del fiume
che sotto un ponte di cemento
scorre lento e scarno
confuso tra le piante
curve verso il mare
e sopravvissute all’inverno.
Le nevi delle montagne
iraconde e fangose
lasciano il segno sugli agri della valle
e sui visi degli uomini.
L’antico letto
casa natia del bizzoso fiume
non perde la cortesia
e alloggia giovani alberi boriosi
che solleticheranno il cielo.
Nella casa tra cielo e mandarini
s’avverte l’odore della terra ubriaca di pioggia,
della polvere arsa dal solleone che si inchioda sulla pelle.
Ciottoli solcati da trattori segnano un sentiero
che termina d’improvviso il suo percorso.
Ammansito sulla strada ferrata,
il treno diviene padrone dispotico del cammino.
Le erbe insistenti si confondono con i bordi ferrosi
e mutate nel colore non abbandono luogo.
Nella casa tra cielo e mandarini
comprendi i segnali delle stagioni.
Il primo sole traditore non illude
i primi piovaschi violenti non intimoriscono.
La primavera è accertata dalle operose rondini
che ricostruiscono il nido.
L’inverno si annuncia con gli arancioni frutti
che pendono irriverenti.
Tra cielo e mandarini
Sotto le stelle o fronte al fuoco
una casa racconta le storie
dei docili fiori che si trasformano in scanzonati frutti
del gorgogliare del fiume e dello stridere del treno
del gioco senza fine tra sole e luna
mentre un cane fidato osserva distratto.
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