Il 16 gennaio 1343 muore Roberto, che la tradizione popolare volle definire “il Saggio”, e quasi come sempre accade nei corsi e ricorsi della storia, cominciò per la dinastia una serie di grossi guai. Gli successe, infatti, la nipote Giovanna, salita al trono all’età di sei anni. Con il passare degli anni si dimostrò una donna alquanto frivola e poco affidabile. Per volere del nonno, aveva sposato Andrea d'Angiò, fratello del re d'Ungheria. Il principe consorte tuttavia dopo pochissimi anni venne trovato
assassinato e presto i sospetti caddero sulla regina e sul di lei amante Enrico Caracciolo. Questi fatti, truci ed inquietanti gettarono la popolazione nel panico e nello sconforto,e fu così che la rivoltà popolare montò facilmente e costrinse la regina a rifugiarsi in Castel dell'Ovo. A questa prima sommossa ne seguì un’altra e sempre per lo stesso motivo, si verificò circa due anni dopo. Questa volta però la rivolta era guidata da Tommaso de Jaca, che fu ucciso dallo stesso Enrico Caracciolo. La morte del principe Andrea aveva turbato gli animi d’- oltralpe ed in particolare del fratello che era re d'Ungheria. Questi preparata un’armata scese in Italia e mosse alla volta di Napoli per vendicare l’assassinio. Entrato in città tuttavia, con l’intento di catturare e punire Giovanna, trovo la reggia vuota. L’astuta regina prevedendo le ire del cognato aveva lasciato la città e si era rifugiata in Francia. Padrone incontrastato della città i re ungherese pretese dai napoletani un pesante onere in danaro. Ma la rivolta pronta della cittadinanza fu tale da ridurre l’ungherese a più miti consigli. Nello stesso periodo a Napoli scoppiò la peste e fu così che il re ungherese con le sue truppe decimate fece rientro in patria lasciando la città in uno stato di completo abbandono ed in preda a una malattia che fece migliaia di vittime.Ma appena la peste terminò Giovanna volle riprendere il suo posto sul trono. Ma i guai non erano terminati. Nel 1349 Napoli e la cinta vesuviana fu scossa da un devastante terremoto. E mentre i napoletani stavano terminando di leccarsi le ferite per questi accadimenti, al re ungherese si riaccesero le voglie di riappropriarsi della città nel 1350. Nel 1362 una nuova epidemia di peste spazzò via altre centinaia di napoletani e nel 1370 poi, vi fu un grande sommovimento di folla provocato dalla notizia, velocemente diffusasi da un capo all'altro della città, della presunta rottura dell' «ovo magico» che, malgrado ogni smentita, si supponeva custodito nei sotterranei di Castel dell'Ovo. Questa era una leggenda, tramandata da secoli ed alla quale i napoletani erano molto affezionati sia per retaggi scaramantici che per conoscenze antiche. Questa leggenda che affondava le radici nella mitologia, nella magia e che aveva come “testimone” niente meno che il grande Virgilio vedeva l’uovo al centro dell’universo e dell’umanità tutta della popolazione. Si raccontava inoltre che quando l’uovo si fosse rotto, anche la città si sarebbe disfatta, distrutta, dissolta. Fu in quel momento che Giovanna dovette intervenire personalmente giurando pubblicamente davanti al popolo che l’uovo era intatto e che lei stessa lo custodiva. Da questa leggenda deriva il nome del castello che ancora oggi porta quell’appellativo. Giovanna regnò a Napoli tra il fasto, la ricchezza e la grande corte anch’essa dedita al lusso.Un tal regno che fortemente contrastava con i suoi predecessori non poteva che terminare in un disastro. Il suo regno infatti coincise con un evento religioso catastrofico per la Chiesa: uno scisma. E la regina, mal consigliata volle appoggiare la causa dell’-antipapa Clemente VII che si contrapponeva al Papa Urbano VI (napoletano di origini). Questo le meritò le ire del popolo e della corte. L’ultimo fatale errore della sua carriera reale le venne direttamente dai rami collaterali della sua dinastia: i Durazzo. Tra questi il nipote Carlo impossessatosi di parte delle truppe e avendole coinvolte in una azione diretta alla corona, la regina si rifugiò nel castello di Muro Lucano che secondo la tradizione popolare ,era pieno di trabocchetti e paurosi sotterranei in cui la regina faceva sparire i suoi amanti. Quì la regina venne uccisa.Era il 12 maggio del 1382.
assassinato e presto i sospetti caddero sulla regina e sul di lei amante Enrico Caracciolo. Questi fatti, truci ed inquietanti gettarono la popolazione nel panico e nello sconforto,e fu così che la rivoltà popolare montò facilmente e costrinse la regina a rifugiarsi in Castel dell'Ovo. A questa prima sommossa ne seguì un’altra e sempre per lo stesso motivo, si verificò circa due anni dopo. Questa volta però la rivolta era guidata da Tommaso de Jaca, che fu ucciso dallo stesso Enrico Caracciolo. La morte del principe Andrea aveva turbato gli animi d’- oltralpe ed in particolare del fratello che era re d'Ungheria. Questi preparata un’armata scese in Italia e mosse alla volta di Napoli per vendicare l’assassinio. Entrato in città tuttavia, con l’intento di catturare e punire Giovanna, trovo la reggia vuota. L’astuta regina prevedendo le ire del cognato aveva lasciato la città e si era rifugiata in Francia. Padrone incontrastato della città i re ungherese pretese dai napoletani un pesante onere in danaro. Ma la rivolta pronta della cittadinanza fu tale da ridurre l’ungherese a più miti consigli. Nello stesso periodo a Napoli scoppiò la peste e fu così che il re ungherese con le sue truppe decimate fece rientro in patria lasciando la città in uno stato di completo abbandono ed in preda a una malattia che fece migliaia di vittime.Ma appena la peste terminò Giovanna volle riprendere il suo posto sul trono. Ma i guai non erano terminati. Nel 1349 Napoli e la cinta vesuviana fu scossa da un devastante terremoto. E mentre i napoletani stavano terminando di leccarsi le ferite per questi accadimenti, al re ungherese si riaccesero le voglie di riappropriarsi della città nel 1350. Nel 1362 una nuova epidemia di peste spazzò via altre centinaia di napoletani e nel 1370 poi, vi fu un grande sommovimento di folla provocato dalla notizia, velocemente diffusasi da un capo all'altro della città, della presunta rottura dell' «ovo magico» che, malgrado ogni smentita, si supponeva custodito nei sotterranei di Castel dell'Ovo. Questa era una leggenda, tramandata da secoli ed alla quale i napoletani erano molto affezionati sia per retaggi scaramantici che per conoscenze antiche. Questa leggenda che affondava le radici nella mitologia, nella magia e che aveva come “testimone” niente meno che il grande Virgilio vedeva l’uovo al centro dell’universo e dell’umanità tutta della popolazione. Si raccontava inoltre che quando l’uovo si fosse rotto, anche la città si sarebbe disfatta, distrutta, dissolta. Fu in quel momento che Giovanna dovette intervenire personalmente giurando pubblicamente davanti al popolo che l’uovo era intatto e che lei stessa lo custodiva. Da questa leggenda deriva il nome del castello che ancora oggi porta quell’appellativo. Giovanna regnò a Napoli tra il fasto, la ricchezza e la grande corte anch’essa dedita al lusso.Un tal regno che fortemente contrastava con i suoi predecessori non poteva che terminare in un disastro. Il suo regno infatti coincise con un evento religioso catastrofico per la Chiesa: uno scisma. E la regina, mal consigliata volle appoggiare la causa dell’-antipapa Clemente VII che si contrapponeva al Papa Urbano VI (napoletano di origini). Questo le meritò le ire del popolo e della corte. L’ultimo fatale errore della sua carriera reale le venne direttamente dai rami collaterali della sua dinastia: i Durazzo. Tra questi il nipote Carlo impossessatosi di parte delle truppe e avendole coinvolte in una azione diretta alla corona, la regina si rifugiò nel castello di Muro Lucano che secondo la tradizione popolare ,era pieno di trabocchetti e paurosi sotterranei in cui la regina faceva sparire i suoi amanti. Quì la regina venne uccisa.Era il 12 maggio del 1382.