Sepolcro di Scotellaro - Tricarico |
Bello o brutto. Nobile o villano. Aristocratico o plebeo. Che sia da monito o da esempio.
Una memoria che ci ricorda di un tempo fatto da uomini colmi di speranze che hanno dedicato la loro esistenza al
riscatto di una terra e al risveglio di una coscienza sociale. Un passato fatto di uomini che
hanno lottato per un ridare dignità agli uomini più deboli, agli ultimi; una dignità umana ancora drogata da miasmi di sopravvivenze medioevali. Un passato silenzioso, in cui la società popolana, fatta di cafoni, plebei, zappaterra, era vittima, suo malgrado, dell'analfabetismo e schiava di credenze e superstizioni tollerate e manipolate da un clero e da una piccola classe politica chiusa in caste autoreferenziali.
Una Basilicata che tutt'oggi è viva nella memoria, parte di una storia contemporanea che ci rimprovera degli errori e dei silenzi.
Oggi, se vi è una parte di Basilicata diversa è anche merito di questi uomini che hanno dedicato le loro energie fisiche e intellettuali ad un terra dimenticata anche da Dio. Una terra vissuta da uomini cui la Bontà Divina raramente ha posato lo sguardo.
Uomini dello spessore di Rocco Scotellaro, la cui memoria rischia di essere vittima di uno scempio che non merita. Non merita questo, sopratutto dalla sua città, Tricarico, cui tanto ha dato da vivo e ancor più da morto. Il sindaco-poeta, così era conosciuto, una figura culturale e politica il cui respiro intellettuale oltrepassava i monti lucani ed era rispettata, ammirata e sopratutto amata.
Nel cimitero di Tricarico, la tomba di Rocco Scotellaro è minacciata dalla moderna costruzione di una cappella privata che una amministrazione cieca e barbara ha disinvoltamente concesso.
La tomba di Rocco Scotellaro, finita anche su riviste di architettura, fu voluta da Carlo Levi e Adriano Olivetti.
L'opera venne progettata e realizzata da personaggi chiavi dell'architettura moderna come Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto Nathan Rogers.
La tomba venne volutamente posizionate lungo il muro di cinta de cimitero che volge a oriente, in direzione della Valle del Basento.
Una valle e un fiume cari a Scotellaro e ricorrenti nella sua poetica.
Sulla sua lapide ci sono incisi gi ultimi versi della poesia Sempre nuova è l’alba, parte della raccolta E' fatto giorno, pubblicata postuma nel 1954 e vincitrice nel 1955 del premio Viareggio.
Ma nei sentieri non si torna indietro.
Altre ali fuggiranno
dalle paglie della cova,
perché lungo il perire dei tempi
l'alba è nuova, è nuova.
dalle paglie della cova,
perché lungo il perire dei tempi
l'alba è nuova, è nuova.
Speriamo che una nuova luce illumini la mente e le idee di uomini cui memoria sembra fermarsi sull'uscio di casa.
Uomini cui sensibiltà non ha le ali né di un falco, né di una poiana ma che sono lì a Tentare goffi voli di azione e di parola, Volando come vola il tacchino*.
Uomini cui sensibiltà non ha le ali né di un falco, né di una poiana ma che sono lì a Tentare goffi voli di azione e di parola, Volando come vola il tacchino*.
Leggi comunicato del centro di documentazione "Rocco Scotellaro e la Basilicata del secondo dopoguerra" di Tricarico
* Guccini, Canzone quasi d'amore
www.tracieloemandarini.blogspot.com
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