Le vene aperte dell'America Latina! Mi torna e mi ritorna mentre cammino in un centro storico di un borgo lucano appeso ai fianchi degli Appennini.
Un paese fatto di silenzi, rimpianti, pregno di abbandoni e mancanze. Non voglio nominarlo! Per rispetto alla storia di questo paese e per non far torto ai tanti altri borghi che in Basilicata, in Irpinia e in tanti altri sparsi Sud che si trovano nelle stesse condizioni. Uno di quei tanti paesi dalla storia antica e di storie nascoste. Luoghi che li vedi da lontano ma solo da lontano perché all'improvviso scompaiono e poi ti ritrovi dentro come per caso o per sbaglio.
Mancavo da molto, da questo piccolo paese di 1000 abitanti più o meno, e in realtà avevo rimosso il ricordo. Nuovi paesi, scorci, angoli, chiese si erano sovrapposti nel frattempo. Non ci sono tornato per caso. Mentre ero dentro il suo cuore e la sua anima immaginavo i giorni successivi al terremoto. Immaginavo le valige, i saluti, gli abbracci. E oggi a distanza di decenni dai
quei 90 secondi ci sono ancora ferite non rimarginate. Ci sono ancora vene aperte.