16 nov 2010

Basilicata, il paradiso italiano...secondo Repubblica (parte 2)

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Posto qui la seconda parte dell'articolo di Repubblica che definisce la Basilicata come il paradiso italiano. (leggi la prima parte)

Spiaggia di Metaponto al tramonto(foto di superfigo)
Ma per quanti cercano tranquillità, anche Bernalda è una meta da inseguire. Un agglomerato di case intorno al castello (prende il nome da Bernardino de Bernaudo che eresse il maniero), tredicimila anime e un cittadino onorario di eccezione sin dal 1988: Francis Ford Coppola. Il grande regista del "Padrino" (che è nato a Detroit, Michigan) discende dal nonno Agostino originario di Bernalda ed emigrato agli inizi del ‘ 900. Qui di recente ha comprato Palazzo Margherita (in corso Umberto, anima pulsante della comunità), un castello diroccato che ha ristrutturato e fra qualche mese diventerà un albergo di lusso. Non di rado capita di
incontrarlo nel centro storico, intento a scambiare qualche parola con i residenti.

«Da bambino - dice in un altro spot promosso dall'azienda di promozione turistica - sentivo storie meravigliose da mio nonno che usava fare il vino nella cantina a casa a New York e mangiavamo cibi come il "lambascione", che pochi in Italia conoscono. Quando vedi la Basilicata dal cielo, vedi campi, vigneti, bellissimi paesaggi ...vedi la terra come doveva essere!»

Ed è sempre la natura, ora rigogliosa, ora aspra a costituire il fil rouge che lega questa terra, tanto che. un'altra eccellenza è il Parco Naturale Gallipoli Cognato un concentrato di vertiginosi strapiombi e strette gole scavate dai corsi d'acqua che lo attraversano (in primis il Basento), ed una meta privilegiata per il birdwatching: i più fortunati possono ammirare anche la rarissima cicogna nera che solca il cielo in lenti giri e che qui ha trovato il suo habitat naturale. Qua e là si scorgono "le sontuose mucche podoliche", che danno poco latte ma di straordinaria qualità, dal quale si ricava il caciocavallo podolico, la variante nobile dei latticini lucani, presidio naturale del territorio.

Ovunque la qualità della vita è buona (come nei paesi all'interno del Parco, Castelmezzano e Pietrapertosa arroccati nella roccia da sembrare presepi naturali; Accettura, Oliveto Lucano, Calciano), "non c'è nemmeno la mafia" (seguendo il rap della pellicola di Papaleo).  E quel senso di intatto e sconfinato, si ritrova anche San Mauro Forte, di epoca normanna, che sembra uscito, direttamente, dalle immagini in bianco e nero, degli anni '50, tenuto in ordine come fosse un salotto. Le strade, sono corridoi ricchi di palazzi baronali: ce ne sono circa quattordici censiti dalla Sovrintendenza, come Acquaviva, Di Sanza, Lauria, per fare qualche nome, e il cui progetto è la realizzazione di un albergo diffuso.

Discorso a parte per i Sassi di Matera, dichiarati patrimonio Unesco, che ora sono diventati il vero motore trainante del turismo lucano. Le facciate di tufo congelate dal tempo, nascondono inaspettati interni di contemporaneità. Come sono lontani i tempi quando queste costruzioni in pietra furono bollate dal governo De Gasperi, come vergogna nazionale. Dalla piccola terrazza belvedere in Piazzetta Pascoli (prende il nome dal vecchio liceo classico in cui il poeta insegnò per due anni), le case scavate nella roccia, le chiese rupestri e il perfetto stato di conservazione di simili concentrati d'arte e architettura popolare, generano una sorta di vertigine culturale. Poco distante, c'è il paese d'Irsina divenuto famoso perché conserva la scultura a tutto tondo in pietra dipinta, raffigurante Santa Eufemia, attribuita ad Andrea Mantegna, che attualmente rappresenta l'unica scultura mai ritrovata al mondo del genio padovano.

Ovunque, la Basilicata gioca anche la carta della gastronomia, fatta di pasta fresca, salumi, lampascioni - cult della vecchia cucina contadina - e ottimo vino Aglianico del Vulture. E chissà che anche al di là della Manica, questi piatti, insieme a soppressate, scarpedd (frittelle di pasta di pane) e peperoni "cruschi" (essiccati al sole e passati in olio bollente), non finiscano per piacere più del "fish and chips".

articolo di Isa Grassano, Repubblica 16/09/2010

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