L'Islam ci appare estraneo e nemico. Eppure si può scorgere nelle nostre antiche strutture urbanistiche
Post di Alfonso Pascale
Percorrendo la nostra penisola, specie nella sua parte centro-meridionale, e la Sicilia si possono ancora oggi riscontrare tracce di influenze o relazioni culturali tra il nostro Paese e il Mediterraneo islamico. Tali tracce riguardano alcune caratteristiche architettoniche quali, ad esempio, le coperture a volta delle case, le cosiddette volte estradossate, nei tre tipi fondamentali (a botte, a crociera e a padiglione o ribassata) diffusi dal litorale vesuviano ed amalfitano fino a Pantelleria, a Lampedusa ed alle isole egee. Formidabili affinità si riscontrano, infatti, fra la Marina Vecchia Corricella di Procida e il paese di Ia, sull’isola di Santorini, nell’arcipelago egeo delle Cicladi. Ma forti relazioni tra noi e l’Islam s’intravvedono anche in altre caratteristiche urbanistiche generali, e tipiche anche, di insediamenti appenninici e interni. Fra queste ultime ricordiamo il tessuto viario gerarchizzato e articolato in trame irregolari o quello capillare residenziale a vicoli ciechi e cortili. Peculiarità che sono presenti non solo in Italia ma anche in Grecia e Spagna.
Tutte queste caratteristiche islamiche sono presenti sia nei paesi che nelle realtà urbane, nelle quali sono relegate in ambiti appartati delle aree storiche. Fanno eccezione alcune significative eccezioni nel nostro Mezzogiorno. A Napoli, per esempio, un insediamento di matrice islamica, anche se sorto già in epoca vicereale e borbonica, è rappresentato dalla zona di Via Francesco Saverio Correra, popolarmente nota come Cavone a piazza Dante. E insediamenti simili sono i Vergini, nei pressi della Sanità, Borgo Sant’Antonio Abbate, ecc.
La caratteristica dei vicoli-cortili si possono trovare anche in paesi dell’entroterra partenopeo, come Afragola, Frattamaggiore, Aversa, Casal di Principe, noti come agglomerati compatti di case a corte. Una struttura urbanistica che emerge senza soluzione di continuità fino al limitare della piana campana nell’area appenninica: basta percorrere la strada che da Caserta, attraverso Caiazzo, Alvignano e Piedimonte Matese, arriva ai confini del Molise.
Osserva lo storico Giuseppe Galasso:
C’è dunque una continuità non solo tra vari tipi edilizi (casa costiera a volta, casa di pianura a corte, dimora appenninica con copertura a tetto di tegole), ma soprattutto tra gli insediamenti della costa, le città contadine delle pianure e i borghi appenninici, i famosipresepi dell’interno. E questa continuità è confermata anche dalla toponomastica. Basti pensare alla Rabatana di Tursi e alla Ràbata di Tricarico (con il rione gemello chiamato non a caso Saracina), zone storiche di due centri lucani non costieri che hanno esattamente lo stesso nome della Capitale del Marocco.
Tutto questo dimostra che nella storia del Mediterraneo ci sono stati continuamente contatti e influssi reciproci tra le popolazioni che hanno creato molte affinità tra di loro. Ma le affinità sono dovute soprattutto a somiglianze di natura ambientale e climatica. Nel caso specifico dell’architettura ci troviamo certamente di fronte ad un’interessantissima fusione fra questi due tipi di somiglianza, fedele specchio ed ulteriore conferma della complessa identità geografica e umana del Mare Nostrum.
Ai nostri bambini, nelle scuole, tutto questo non viene raccontato in nome di una visione neoautarchica della nostra economia. Ma la storia ci dice che le tipicità sono frutto di continue contaminazioni culturali, favorite dagli scambi economici e dalle pratiche di accoglienza e mutuo aiuto.
L’identità si riconosce nell’alterità e l’ospitalità è più antica di ogni frontiera.
Ringrazio Alfonso Pascale per aver concesso a questo blog di riproporre un suo scritto.
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P.S.: Basilicata le Rabatane sono presenti a Tricarico, Tursi, Pietrapertosa e Abriola. (NdB)
Tutte queste caratteristiche islamiche sono presenti sia nei paesi che nelle realtà urbane, nelle quali sono relegate in ambiti appartati delle aree storiche. Fanno eccezione alcune significative eccezioni nel nostro Mezzogiorno. A Napoli, per esempio, un insediamento di matrice islamica, anche se sorto già in epoca vicereale e borbonica, è rappresentato dalla zona di Via Francesco Saverio Correra, popolarmente nota come Cavone a piazza Dante. E insediamenti simili sono i Vergini, nei pressi della Sanità, Borgo Sant’Antonio Abbate, ecc.
La caratteristica dei vicoli-cortili si possono trovare anche in paesi dell’entroterra partenopeo, come Afragola, Frattamaggiore, Aversa, Casal di Principe, noti come agglomerati compatti di case a corte. Una struttura urbanistica che emerge senza soluzione di continuità fino al limitare della piana campana nell’area appenninica: basta percorrere la strada che da Caserta, attraverso Caiazzo, Alvignano e Piedimonte Matese, arriva ai confini del Molise.
Osserva lo storico Giuseppe Galasso:
"Le caratteristiche degli insediamenti appenninici (…) non sono poi così lontane, nello spirito che ispira la loro casualità, dall’aggregato labirintico delle medine e dei rabat musulmani, così come si ritrovano da noi, nei centri costieri”.
Tursi (MT) quartiere Rabatana |
Tursi (MT), quartiere Rabatana, particolare |
Ai nostri bambini, nelle scuole, tutto questo non viene raccontato in nome di una visione neoautarchica della nostra economia. Ma la storia ci dice che le tipicità sono frutto di continue contaminazioni culturali, favorite dagli scambi economici e dalle pratiche di accoglienza e mutuo aiuto.
L’identità si riconosce nell’alterità e l’ospitalità è più antica di ogni frontiera.
Ringrazio Alfonso Pascale per aver concesso a questo blog di riproporre un suo scritto.
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P.S.: Basilicata le Rabatane sono presenti a Tricarico, Tursi, Pietrapertosa e Abriola. (NdB)