3 ott 2008

Il monachicchio

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Secondo la tradizione il Monachicchio era lo spirito di un bambino morto prima di ricevere il battesimo. Uno spiritello d’aspetto gentile, bello di viso, con in testa un berrettino di color rosso, “u cuppulicchii” (il cappellino). Appariva per lo più ai bambini come lui, e con questi trascorreva molto tempo a giocare, a ridere e a rincorrersi. Quest’ultima cosa era la più desiderata da lui, in quanto sapeva che i compagni di gioco facevano a gara per toglierli “u cuppulicchii” . Chi riusciva, infatti, a strapparglielo dalla testa, si metteva a raccogliere monetine d’oro che copiosamente cadevano a terra con un caratteristico tintinnio. Il Monachicchio, al contrario degli spiriti malefici, si mostrava ai bambini sia di giorno che di notte. La sua presenza non dava mai fastidio, anzi faceva piacere perché si presentava sotto le sembianze di un folletto ed era, quindi, molto vivace, scherzoso e giocherellone. I suoi lazzi preferiti erano: togliere le coperte dal letto, fare il solletico ai piedi e sussurrare dolci parole negli orecchi delle ragazzette. A queste, specie se erano paffutelle, leccava delicatamente le guance. Molte volte si posava come un incubo sul corpo delle persone, oppure s’introduceva nel letto per sollevare il cuscino dalla testa e soffiare nelle orecchie dei dormienti. Spesso si divertiva, durante la notte, ad annodare i peli della coda di asini e muli e la criniera dei cavalli, sotto la cui pancia si faceva trovare all’alba, quando i contadini si levavano dal letto. La mattina, mentre i padroni degli animali erano intenti allo scioglimento dei nodi, il Monachicchio assisteva divertito al paziente lavoro e rideva a crepapelle se non riuscivano a slegarli. Poi, tutto soddisfatto, battendo le mani, spariva nel suo fantastico mondo ove abitava in una grotta ricca di tesori. Carlo Levi nel suo libro "Cristo si è fermato ad Eboli" lo descrive così: «I monachicchi sono esseri piccolissimi, allegri, aerei, corrono veloci qua e là, e il loro maggior piacere è di fare ai cristiani ogni sorta di dispetti. Fanno il solletico sotto i piedi agli uomini addormentati, tirano via le lenzuola dei letti, buttano sabbia negli occhi, rovesciano bicchieri pieni di vino, si nascondono nelle correnti d’aria e fanno volare le carte e cadere i panni stesi in modo che si insudicino, tolgono la sedia di sotto alla donne sedute, nascondono gli oggetti nei luoghi più impensati, fanno cagliare il acre, danno pizzicotti, tirano i capelli, pungono e fischiano come zanzare. Ma sono innocenti: i loro malanni non sono mai seri, hanno sempre l’aspetto di un gioco, e, per quanto fastidiosi, non ne nasce mai nulla di grave. Il loro carattere è una saltellante e giocosa bizzarria, e sono quasi inafferrabili. Portano in capo un cappuccio rosso più grande di loro: e guai se lo perdono. Tutta la loro allegria sparisce ed essi non cessano di piangere e di desolarsi finché non l’abbiano ritrovato. Il solo modo di difendersi dai loro scherzi è appunto di cercarli di afferrarli per il cappuccio: se tu riesci a prenderglielo, il povero monachicchio scappucciato ti si butterà ai piedi, in lacrime, scongiurando di restituirglielo. Ora i monachicchi, sotto i loro estri e la loro giocondità infantile, nascondono una grande sapienza: essi conoscono tutto quello che c’è sottoterra, sanno i luoghi nascosti dei tesori. Per riavere il suo cappuccio rosso, senza cui non può vivere, il monachicchio ti prometterà di svelarti il nascondiglio di un tesoro. Ma tu non devi accontentano fino a che non ti abbia accontentato; finché il cappuccio è nelle tue mani, il monachicchio ti servirà. Ma appena riavrà il suo prezioso copricapo, fuggirà con un gran balzo, facendo sberleffi e salti di gioia, e non manterrà la sua promessa». http://www.associazionefinisterre.it/cinti/cintidellamemoria_storie_monachicchio.htm Share

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