29 dic 2007

Video del WWF sulla natura in Basilicata

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WWF Basilicata e la natura. Video Share

CAMPOMAGGIORE; un paese abbandonato (Potenza - Basilicata - Italy)

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CAMPOMAGGIORE: le rovine di un paese disabitato. Share

Autunno in Basilicata-video

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Autunno in Basilicata; colori e immagini di una stagione piena di fascino. Share

28 dic 2007

Io Aderisco

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Al Presidente del Consiglio, Romano Prodi; al Ministro dello Sviluppo Economico, Pier Luigi Bersani; Al Ministro dell’Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare, Alfonso Pecoraro Scanio; al Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico, Filippo Bubbico; al Sottosegretario al Ministero delle Finanze, Mario Lettieri; al Sottosegretario alle Riforme Istituzionali ed ai Rapporti con il Parlamento, Gianpaolo D’Andrea; a tutti i Parlamentari lucani; al Prefetto di Matera, Francesca Adelaide Garufi; Al Prefetto di Potenza, Luciano Mauriello; al Presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo; all’Assessore all’Ambiente della Regione
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20 dic 2007

Feste religiose in Basilicata

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Le pratiche tradizionali legate a riti specifici, a cerimonie, oppure a manifestazioni oliedriche nell’ambito
del privato e del pubblico, chiamate col termine “festa” sia dalla cultura dotta che popolare, laica o religiosa, sembrano assumere, nella composita realtà attuale, il carattere di“mitologie”. Mitologie,
in senso barthesiano, in quanto le feste galvanizzano filnalità e mentalità divergenti, rinnovando una
specie di fascino ossessivo che spinge, anche in Basilicata, a riscoprire, creare, costruire, celebrare pratiche festive con una effervescenza spesso singolare...

il resto dell'articolo è consultabile cliccando sul link:
http://www.consiglio.basilicata.it/basilicata_regione_notizie/brn92_0299/42%20Larotonda.pdf
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La casa tra cielo e mandarini

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La casa tra cielo e mandarini si immerge nel verde e sfoggia il bianco dei deboli fiori che al primo soffio di vento travestono il terreno di neve di petali. Intorno, danzatori alati e leggeri lambiscono il fogliame. Dalla casa tra cielo e mandarini si afferra il rumoreggiare del fiume che sotto un ponte di cemento scorre lento e scarno confuso tra le piante curve verso il mare e sopravvissute all’inverno. Le nevi delle montagne iraconde e fangose lasciano il segno sugli agri della valle e sui visi degli uomini. L’antico letto casa natia del bizzoso fiume non perde la cortesia e alloggia giovani alberi boriosi che solleticheranno il cielo. Nella casa tra cielo e mandarini s’avverte l’odore della terra ubriaca di pioggia, della polvere arsa dal solleone che si inchioda sulla pelle. Ciottoli solcati da trattori segnano un sentiero che termina d’improvviso il suo percorso. Ammansito sulla strada ferrata, il treno diviene padrone dispotico del cammino. Le erbe insistenti si confondono con i bordi ferrosi e mutate nel colore non abbandono luogo. Nella casa tra cielo e mandarini comprendi i segnali delle stagioni. Il primo sole traditore non illude i primi piovaschi violenti non intimoriscono. La primavera è accertata dalle operose rondini che ricostruiscono il nido. L’inverno si annuncia con gli arancioni frutti che pendono irriverenti. Tra cielo e mandarini Sotto le stelle o fronte al fuoco una casa racconta le storie dei docili fiori che si trasformano in scanzonati frutti del gorgogliare del fiume e dello stridere del treno del gioco senza fine tra sole e luna mentre un cane fidato osserva distratto.
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Antropologia del turismo: un percorso sul Web

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Il turismo estivo coinvolge ogni anno milioni di persone, che oramai si affidano anche ai siti Internet per cercare, trovare, prenotare voli, alberghi e quanto altro.Forse proprio il periodo estivo, epoca delle grandi partenze, può essere il momento giusto per proporre un percorso internet diverso sul turismo, che proponga siti “riflessivi” su questo complesso fenomeno di massa e suggerisca mete e pratiche turistiche alternative.Il turismo da un punto di vista socio-antropologico è innanzitutto un’azione sociale tipica delle società occidentali industrializzate, ma secondo alcuni etnografi è una sorta di “rito di passaggio”, un importante momento di
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6 dic 2007

Basilicata e Santo Graal: intervista alla giornalista...

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In Basilicata alla ricerca del Santo Graal

Intervista alla giornalista di Repubblica che ha scritto del sacro graal in Basilicata. L'intervista riporta l'argomento sui giusti binari. Fin'ora, contaminati e contagiati dal... DanBrowinismo, si pensava di trovare il Basilicata la chiave di chissà quali misteri e tutti ma proprio TUTTI, tranne qualcuno serio, si sono improvvisati esperti e ricercatori di misteri stile Indiana Jones ( Ahiaahia, i mass-media cattivi maestri!!!).
La giornalista inizia... il sacro Graal è una leggenda che gira in Basilicata...perchè la Basilicata è una terra dove le leggende, le superstizioni e i miti diventano subito molto forti e il passaparola è così veloce che anche il Santo Graal può arrivare in Basilicata...


Il seguito dell'intervista è un omaggio alla Basilicata e un invito a visitarla.

Ma a volte mi sfiora un dubbio. A volte questo dubbio non mi sfiora ma mi colpisce in maniera violenta: ma la Basilicata esiste o è una leggenda come il Santo Graal? E se esiste la Basilicata allora esiste anche il Santo Graal? E cosa è la Basilicata di preciso? 

Vedi l'intervista  




www.tracieloemandarini.blogspot.com
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1 dic 2007

La valle dei templari- articolo di Repubblica

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La valle dei templari
Il santo gral si trova qui!
La Lucania è stata luogo di sosta e preghiera negli anni delle Crociate. E le numerose testimonianze storiche di questo passato hanno scatenato una caccia al Santo GraalIl Santo Graal si trova in Basilicata! Sono bastati pochi giorni perché questa frase passasse di bocca in bocca, di casa in casa, di paesino in paesino per trasferire nella "magica terra lucana", così definita dall'antropologo Ernesto de Martino, il mito del Graal. Un passaparola spontaneo e appassionato ha così acceso sulla Basilicata i riflettori del dibattito mondiale sul segreto della misteriosa reliquia che, secondo la maggior parte delle fonti storiche, consiste nel calice di Gesù nell'ultima cena e usato per raccogliere il suo sangue dopo la Crocifissione custodito dai Cavalieri Templari e mai ritrovato, argomento riportato all'attualità dal successo editoriale del discusso libro di Dan Brown "Il Codice Da Vinci". Storici, studiosi, turisti e curiosi non hanno resistito alla tentazione e sono approdati in Basilicata dando vita a una vera e propria caccia al tesoro nascosto. La migrazione sulle tracce del Graal si concentra in particolare nei piccoli centri del potentino sparpagliati ai piedi delle Dolmiti Lucane, zona ricchissima di grandi basiliche, caratteristica che intorno al 1150 costituì l'origine del mutamento del nome della regione da Lucania in Basilicata. Il contagioso coinvolgimento della popolazione nella ricerca della preziosa reliquia nelle chiese del territorio è supportata da elementi storici che hanno alimentato la creazione del mito. Primo fra tutti è l'origine lucana di Ugo Dei Pagani, Fondatore dell'Ordine dei Cavalieri Templari nel 1118 che, secondo documenti certificati nel 1600 nel Codice Amarelli, sarebbe nato da Sigilberto ed Emma proprio in Basilicata, per la precisione a Forenza. Le sue spoglie, invece, sono custodite nella chiesa sconsacrata di San Jacopo a Ferrara, nota per la presenza di una misteriosa cripta murata. Dati che, come sottolinea lo studioso Principe Guglielmo Giovanelli Marconi, "portano alla rivalutazione dell'origine italiana dell'Ordine dei Cavalieri del Tempio finora trascurata". L'interesse di studiosi e curiosi si è scatenato intorno alla scoperta di simboli templari presenti nelle chiese dell'area dell'Alto Bradano e in particolare ad Acerenza, Venosa, Castelmezzano, Serra di Vaglio e Lagopesole, villaggi entrati improvvisamente nella mappa delle località legate al mistero del Graal, di fianco a mete più note come Rosslyn Chapel in Scozia e la chieda di Santa Maddalena a Rennes le Château in Francia. Perché furono costruite basiliche così grandi in Lucania rispetto alla popolazione? La convinzione diffusasi a macchia d'olio è che la Basilicata è stata sede strategica e luogo di ristoro morale e spirituale per le truppe partecipanti alla Prima Crociata nel 1095, promossa Papa Urbano II di Cluny che per sei anni soggiornò nella cittadina lucana Banzi, e alla sesta nel 1227 quando l'Arcivescovo della Cattedrale di Acerenza, Padre Andrea collaborò con Federico II per l'organizzazione della spedizione. La prima tappa dell'inedito itinerario è la Cattedrale di Acerenza, la chiesa più grande del territorio capace di ospitare 1200 fedeli per le funzioni, diventata meta irrinunciabile perché sembra nascondere un segreto nella sua cripta restaurata nel 1524 dal Conte Ferrillo Balsa, membro dell'Ordine. "I turisti sono attratti da una finestrella barricata nella cripta da circa 500 anni", racconta Rosalba Bochicchio, guida locale. Ma gli elementi di interesse di questa maestosa chiesa che fu sede arcivescovile dal 1059, anno in cui il Concilio di Melfi sancì l'alleanza tra Vaticano e Normanni del Meridione, sono tanti a partire dall'assenza di croce e dalla presenza, al suo posto, del busto di Giuliano l'Apostata, persecutore dei cristiani (attualmente custodito nella Cattedrale). "L'occhio del turista è incuriosito dalla facciata dove ci sono le sculture di due scimmie in fase di accoppiamento con due donne, simbolo del peccato lasciato fuori dalla chiesa", spiega Rosalba Bochicchio. La sguardo poi si poggia su croci templari sulla facciata e, all'interno, sul sarcofago nella cripta, su un quadro del '500 di Antonio Stabile e sui vari simboli pagani intorno alla misteriosa finestrella, dall'immagine della dea Mefitis a un Gesù in posizione di morte che viene fuori da un calice, al teschio diventato poi simbolo dei pirati, all'agnus dei. La Cattedrale, dedicata al Santo Martire Canio o Canione, nome gaelico che significa "Magnifico Sorvegliante", è stata costruita nel 1080 da Arnaldo, abate di Cluny che era arrivato in Basilicata con i Normanni assieme a Berengario, altro monaco di Cluny, diventato poi Priore della Abbazia di Venosa, detta l'Incompiuta, altra località di questo percorso sulle tracce del Graal (entrambe finanziate da Roberto il Guiscardo). La domanda di tutti è: "Cosa doveva sorvegliare San Canio?" e, con qualche dubbio e tanta curiosità, vanno verso Venosa per scoprire i segreti dell'Incompiuta della Trinità, una delle piu' potenti Abbazie del Sud, nata nel V secolo su un tempio romano e ampliata più volte anche grazie a una donazione del padre di Ugo dei Pagani (1078) e luogo prediletto da Roberto di Guiscardo che vi portò la croce di Costantino nel 1081 mai ritrovata. La terza tappa è Castelmezzano, paesino arroccato tra frastagliate Dolomiti Lucane. Boemondo d'Altavilla, principe d'Antiocchia e primo normanno arrivato in zona scelse per questa località uno stemma che raffigura due cavalieri castelmezzanesi partiti volontari per la Crociata indetta da Papa Giulio II verso la fine del Mille, sotto la guida di Boemonte, Principe di Taranto. Il paesaggio è suggestivo ed è facile scorgere tra la roccia ancora i segni evidenti dei tagli che servirono per esportare la chiesa, nota come Grande Madre, e i resti del fortilizio normanno-svevo con una gradinata stretta e ripida che va verso il cielo. Ma gli elementi maggiormente misteriosi sono custoditi nella Chiesa Madre di S. Maria dove, 13 anni fa, durante i lavori di ristrutturazione, sono stati scoperti una porta segreta e un architrave triangolare che crea una croce templare a otto punte iscritta nella roccia: all'interno di un cerchio circoscrive un altro cerchio e, sull'icona della Madonna con il bambino detta dell'Olmo, una data A.I.D. 1117 e una frase che fa da cornice al dipinto "Hic habtta boam elegie a stlia mtna - salmo 131" (qui abiterò perché l'ho scelto, o stella mattutina). E' una esplicita venerazione della Stella Mattutina tanto cara ai Templari, tramandata di maestro in maestro e che si pronuncia quando si entra in una nuova casa. Il percorso porta a Lagopesole, frazione di Avigliano, dove sorge il Castello Rosso costruito secondo il modello del Krak dei Cavalieri che padroneggia sulla valle dove, fino all'800, vi era un lago poi prosciugatosi. Il monumento ricorda il castello rosso dei romanzi del Graal situato di fronte una rupe bianca, colore che richiama subito alla mente la "terra bianca" lucana. Il Castello è stato la residenza estiva di Federico II, unica sua abitazione ad avere all'interno una cappella. L'ultima tappa è Serra di Vaglio, nota anche come Serra San Bernardo, il santo che ha dato la "regola" ai Templari. La zona custodisce, nel santuario mariano, i resti delle dea Mefitis, intermediaria tra la vita e la morte, dea delle acque con accesso alle proprietà magiche della fonte dell'eterna giovinezza.Di recente scoperta le origini del fondatore dell'ordine dei templari Ugo De Payen (Ugo Dei Pagani) la cui povenienza non era la Francia, bensì la zona di Acerenza e Forenza.

di Francesca Bellino
La Repubblica(08 giugno 2006)
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