27 nov 2012

Basilicata e Calabria viste dal cielo- 1967

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L'Italia vista dal cielo è il titolo di una serie di 14 documentari realizzati da Folco Quilici dal 1966 al 1978. Tali filmati avevano l'obbiettivo di ritrarre le bellezze paesaggistiche, artistiche e architettoniche di ogni regione dell'Italia con riprese aeree effettuate tramite elicottero.
Il documentario Basilicata e Calabria vinse nel 1968 il primo premio assoluto alla rassegna nazionale del film documentario di Venezia (premio di qualità per la migliore regia; premio di qualità per il miglior commento parlato; premio di qualità per la migliore colonna sonora).
 Un susseguirsi di ambienti naturali e geografici diversi, raccontati dalle riprese di Folco Quilici e descritti in collaborazione con Raffaele Garramone e, nella seconda edizione del 1976, da
Giuseppe Berto.
Un viaggio attraverso la storia della Basilicata e della Calabria, delle loro civiltà, dei loro aspetti controversi che le rendono uniche e proprio per questo incantevoli.
Il filmato di Quilici, le sue descrizioni realistiche ed emozionanti regalano allo spettatore la possibilità di avvicinarsi e di conoscere i numerosi luoghi di queste due regioni, le molteplici sfumature che si svelano in tutta la loro autentica bellezza.
"Per comprendere il Sud bisogna essere predisposti ad amarlo" scriveva Berto ed il lungometraggio, dedicato alla Basilicata ed alla Calabria viste dal cielo, si apre immediatamente con l'emblema di una terra che ha visto nella sua natura impervia, rocciosa e montuosa il motivo del suo isolamento.
Le cime appuntite delle montagne della Sila e i monti dell'Appennino Lucano sembrano immediatamente esplicitare quello che durante secoli di dominio e colonizzazione è stato per questo territorio da un lato barriera naturale, preservando intatta l'impronta di una civiltà autoctona lontana da quella costiera, e dall'altro fonte di un isolamento che ha rappresentato nel tempo una delle principali difficoltà di queste regioni. Viaggiare attraverso queste regioni significa anche riscoprire la mitologia di una terra che è stata fonte di ispirazione per diversi personaggi storici.
Se Metaponto fece da cornice alle teorie del matematico Pitagora, a Reggio Calabria il filosofo Ibico, considerato dallo stesso Cicerone come il più ardente tra i poeti greci, cantò le sue più celebri parole d'amore.
Il verde della natura delle distese di ulivi di Gioia Tauro e delle foreste di castagni della Sila sfuma nel rosso delle terre bruciate e nel giallo abbagliante dei campi, dipingendo negli occhi dei visitatori un paesaggio bucolico affascinante. Passando dal versante tirrenico a quello ionico si ha la possibilità di ripercorrere la storia delle civiltà che con il loro susseguirsi hanno modellato il passato antico di queste regioni. Greci, romani, saraceni, normanni e spagnoli hanno alternato con la loro dominazione periodi di ricchezza a momenti di decadenza, che si riflettono nelle testimonianze storiche dei templi di Metaponto, delle fortezze di Capo Rizzuto e delle abbazie benedettine, arroccate su cime inespugnabili e nascoste tra le "rughe" delle valli del Vulture.
Tracce di una civiltà millenaria che conserva intatto tutto il suo antico fascino, pronto a risplendere tra i resti dei templi dedicati alla dea Era, tra i Sassi di Matera o tra i quartieri di Melfi che, da nove secoli, custodiscono gelosamente la loro immagine originaria. Sospese nel tempo queste terre tramandano silenziose eredità che rivivono nella memoria degli anziani. Ritualità in grado di raccontare luoghi dove il passato rivive nel presente e dove "si può vivere nel tempo che si vuole". Share

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