16 lug 2009

Geografia emozionale e la Basilicata

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Può la Basilicata essere luogo di emozioni? In che senso i luoghi di questa terra hanno e danno emozioni? Si può definire un atlante delle emozioni?O addirittura mapparle? Una mappa è un insieme di luoghi e linee fisiche, con attinenza al reale comune e condiviso.
Tutti sanno dove andare e come fare per andare. La mappa delle emozioni è uno spazio non condiviso, solitario ma ugualmente condiviso da esperienze comuni. Una cartina fisica non ha bisogno di esperienze condivise
per essere letta e pur avendo un codice linguistico universale è paradossalmente individuale, non c'è comunione. Un atlante emozionale nella sua individualità di emozioni è un percorso condiviso dalle esperienze simili che creano in quest'ottica una comunità esperenziale. In questi giorni ho seguito delle lezioni di Dario Pinton storico dell'arte e consulente per la Biennale d'Arte di Venezia e tra i docenti del Peggy Guggenheim Collection a Venezia ,u n percorso mentale sullo sguardo, sul territorio sulle mappe reali e concettuali e sono venuto a conoscenza, o per meglio dire ho incontrato, "L'atlante delle Emozioni" di Giuliana Bruno. Ha attirato la mia attenzione in maniera violenta e subito ho collegato la Basilicata con questo Atlante. A questo punto mi sono domandato: " la realtà che ci circonda quanto è influenzata dalle emozioni, gli sguardi i paesaggi, quanto influiscono sui nostri percorsi e quanto nella trasformazione da cartina stradale a mappa emozionale? E i pensieri diventano immagini: i calanchi di Aliano, i boschi del Pollino, i sentieri di Gallipoli Cognato, o l'apparente infinita Bradanica, la violenza della mutazione paesaggistica della Basentana, i borghi picchettati quà e là, l'ordine imposto alla natura dei campi coltivati nel Metapontino o del Vulture. O penso alle storie di ogni luogo, alla cultura immateriale che da voce a manufatti, altrimenti silenti e invisibili, degni di Italo Calvino : « Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso, ma né l'una né l'altro bastano a tener su le loro mura. D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda. » (Marco Polo) Subentra la sensibilità tattile, visiva, percettiva in ogni sua forma, in ogni sua dimensione. Una sensibilità molto personale e al contempo condivisibile. Una nuova frontiera del viaggio e delle'esplorazione. Un viaggio che esalta nella mappatura la dimensione geo-conoscitiva di un territorio. Un viaggio che si integra con la dimensione del cinema, dell'immateriale, della storia, dell'esperienza dell'abitante; tutto viene mischiato e violentemete frullato con la propria personale esperienza. Per questo dico personale e condivisibile, poichè la condivisione finisce nel punto in cui , come una ricetta magica dell'alchimista medioevale Roger Bacon, inizia il personale. E' diventare l' Hobo tanto descritto da Jack Kerouac o immergersi negli appunti di Chatwin. Ritorno al punto iniziale, la geografia emozionale entra fortemente in contrasto con il nonluogo, definito da Marc Augè in contrapposizione ai luoghi antropologici, quindi tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici. Fanno parte dei nonluoghi sia le strutture necessarie per la circolazione accelerata delle persone e dei beni (autostrade, svincoli e aeroporti), sia i mezzi di trasporto, i grandi centri commerciali, i campi profughi, eccetera. Spazi in cui milioni di individualità si incrociano senza entrare in relazione sospinti o dal desiderio frenetico di consumare o di accelerare le operazioni quotidiane o come porta di accesso ad un cambiamento (reale o simbolico). I nonluoghi sono prodotti della società della surmodernità, incapace di integrare in sé i luoghi storici confinandoli e banalizzandoli in posizioni limitate e circoscritte alla stregua di "curiosità" o di "oggetti interessanti". Quindi la geografia emozionale diventa IL LUOGO dove ognuno si ritrova o si trova. Una bella definizione è data da Laura Broggi di Aria: "In un'epoca di sovraccarico visivo, proprio le immagini sembrano non bastare. La città, il paese, tornano a essere uno spazio da percorrere. Si desidera riscoprire un luogo per l'emozione che trasmette piuttosto che per il tempo, inutilmente accelerato, che costringe a scandire. Lo si desidera ascoltare anziché guardarlo come semplice catalogo di superfici esteriori: palazzi, oggetti, abiti o atteggiamenti che dir si voglia. Geografia emozionale vuol dire guardare a cose e persone e ascoltare ciò che riaffiora alla mente magari anche in relazione alle cose più improbabili. Pensare a persone mentre si guarda un pianoforte, una vetrina, un'opera d'arte, una strada". La Basilicata è un'opera d'arte che suscita delle emozioni? Io ne sono fortemente convinto; la Basilicata è una dimensione sensoriale. Poi, forse, per convenzione e vivibiltà ordinata, evitando l'anarchia dei sensi, la Basilicata è anche un territorio con due province e 131 comuni, con due mari e alcune montagne,ecc, ecc. Ma in nessuna cartina , neanche con l'aiuto dei cartografi cinesi, raccontati da Borges in Storia Universale dell'Infamia , troverete le indicazioni per la Basilicata Emozionale. Bisogna esserci dentro! Appunti di lettura:
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