15 feb 2010

Un Carnevale Lucano: Tricarico (MT)

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"... Il paese era svegliato, a notte ancora fonda, da un rumore arcaico, di battiti di strumenti cavi di legno, come campane fessurate: un rumore di foresta primitiva che entrava nelle viscere come un richiamo infinitamente remoto; e tutti salivano sul monte uomini e animali ...." Carlo Levi  
Il 17 gennaio, giorno di Sant’ Antonio Abate, protettore degli animali domestici, un frastuono di campanacci e sciami di nastri colorati invadono il paese sin dalle prime ore dell'alba. Si tratta delle maschere di Tricarico, figuranti travestiti da mucche e da tori che rappresentano unamandria in transumanza. 
In questa giornata le maschere si radunano intorno alla chiesetta di Sant’ Antonio Abate, ai margini
dell'abitato, e dopo aver compiuto tre giri propiziatori intorno all’edificio, come vuole la consuetudine, si avviano in corteo alla volta del borgo. La mandria, guidata da capomassari, sottomassari e vaccari, si dispone secondo uno schema fisso Il gruppo così composto inizia a sfilare per le vie del paese, attraversandone i quartieri della Rabatana, della Saracena e della Civita, suonando fragorosamente campanacci di varie dimensioni e mimando l'andatura ed i movimenti degli animali, comprese le intemperanze dei tori che inseguono le vacche simulando selvaggiamente l'atto della monta. Come altrove anche qui gli abitanti offrono vino, salumi e formaggi. Tutte le cibarie raccolte durante la questua, saranno consumate nella festa serale allietata dalle serenate con " cubba-cubba" e fisarmoniche.
La sfilata delle maschere si replica anche l’ultima domenica prima del martedì grasso, con il rogo del fantoccio di Carnevale, fra le grida di dolore e la sprezzante satira della consorte Quaremma che non risparmia niente e nessuno. Incerta è l’origine del carnevale e tante sono le chiavi di lettura.
Alcuni indicano il rituale carnevalesco come un esempio di sincretismo tra la cultura greca e quella lucana, concludendo che lo stesso conteneva il rito e il mito di Preto e Melampo .
Altri studiosi collocano il radicarsi di tali usanze nel medioevo. La presenza di un'economia pastorale nell'area di Tricarico avrebbe indotto i massari ad assumere il rituale propiziatorio nella festa dell'inizio dell'anno segnato dai cicli produttivi della terra, quale è, appunto, la ricorrenza del carnevale nella cultura agro-pastorale. Comunque le si intenda, le maschere di Tricarico costituiscono un prezioso retaggio di antiche culture sopravvissute fino ai giorni nostri. Il Carnevale di Tricarico e le sue maschere sono stati oggetto di attenzione di studiosi di antropologia e tradizioni popolari, come Enzo Spera, di letterati come Carlo Levi e Rocco Scotellaro.
A testimonianza della loro importanza culturale le Maschere di Tricarico sono entrate recentemente a far parte della FECC, Federazione Europea Città del Carnevale (Federation of European Carnival Cities), diventando l'unico carnevale lucano che può fregiarsi di questo prestigioso riconoscimento.

BIBLIOGRAFIA:
  • Ernesto De Martino, Clara Gallini (a cura di) La fine del mondo, Torino, Einaudi, 1977. 
  • Enzo Spera, Inizio del Carnevale di Tricarico, Bari, in "Quaderni dell'Università degli Studi di Bari", 1981/82. 
  • Carmela Biscaglia, Il Carnevale di Tricarico, Tricarico, in "Quaderni del Centro dei servizi culturali di Tricarico", 1986. 
  • Giovanni Battista Bronzini, Il viaggio antropologico di Carlo Levi, Bari, Dedalo, 1996. Antonio Tateo, Precedenti greci di rituali e folklore moderni nel Mezzogiorno, in Rassegna Storica Salernitana n.33, 2000. 
  • Carlo Levi, Gigliola De Donato (a cura di) Le mille patrie: uomini, fatti, paesi d'Italia, Roma, Donzelli, 2000 

Fonte : http://www.lemaschereditricarico.it/index.php
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