25 mag 2011

Buone da mangiare, belle da vedere e uniche da chiamare

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Il mito Isabella e le pere lucane
Tempo fa, durante un corso di specializzazione sul MKT territoriale, conobbi un ragazzo di Valsinni che mi parlò della sua idea di recupero di un prodotto tipico della sua zona. Una pera particolare (# facebook) che cresceva solo da quelle parti, tra il fiume  Sinni e le zone del Parco del Pollino. Faceva molte domande e rimanevamo a parlare anche dopo la lezione su ipotesi e sviluppi dell'idea e del prodotto.
Non ci siamo persi di vista, è andato avanti con la sua idea e leggo di lui e della sua "Pera" su un giornale economico, seguite da alcune recensioni da OriginallItaly, sito sui prodotti di eccellenze. Bravo Domenico!!!

“Signur” , “Larder”, “ Muon”, “Sciesciuu”, “A grapp”, “Muscarell o “Majatica”, “Pum”, “San Giuvan”, “Granet“, “Sabbell”, “Pir da Vianov”.
Nomi dialettali di pere, selvatiche e in parte coltivate su circa 200 ettari, in Lucania e in particolare nel territorio del materano che va dalle montagne del Pollino fino ad alla pianura del Sinni. La maturazione di questi ecotipi va da maggio fino a ottobre,
presentano caratteristiche molto diff erenti di pezzatura, elevato grado zuccherino e aroma accentuato.
Agricoltori appassionati di tradizioni botaniche e gastronomiche stanno tentando di recuperare questi peri presenti nel territorio già dal 1700 come si evince da atti notarili e inventari. Un’epoca segnata dalla vita tragica della poetessa Isabella Morra. Domenico Mele è la persona tra le tante che più si battono per il recupero e ricorda che se alcune piante si sono salvate è perché alcuni agricoltori di
generazione in generazione hanno continuato a innestare i peri selvatici.
È Mele a tradurre i nomi dei frutti: la “Signur”, signifi ca signora per il suo eccellente profumo e ottimo sapore, “Larder”, per la buccia spessa, “Muon”, melone, “Sciesciuu”, giuggiulo ed indica la forma del frutto, “A grapp” a grappoli per le pere riunite a grappoli. “Muscarell o Majatica”, mosca perché piccola o maggio
perché la maturazione avviene in quel mese, “Pum” per la forma a pomo,“San Giuvan”, san Giovanni perché matura a giugno mese dedicato al Battista,“Granet” signifi ca melograno, “Pir da Vianov” probabilmente con riferimento ad una
contrada, una via nuova.
E, infine “Sabbell”, Isabella da collegare, forse, alla poetessa Isabella Morra.
Le migliori sono le “Signur”, “Larder” e “Muon”, per dolcezza, bel colore rosso, buon rapporto zuccheri acidi.
Tutte quante hanno avuto nella storia di quest’area un’importanza sia di sussistenza che di commercio fi no agli anni ’50. Poi negli ultimi tempi si è passati all’estirpazione dei peri per favorire coltivazioni estensive di grano e ortaggi. La “Signur” è adatta per essere essiccata con metodi professionali e messa sotto vuoto conservando sapori e profumi. Il frutto così trattato è ideale
per esse consumato come dessert con formaggi piccanti, dolci a base di mandorle bevendoci su o un moscato o un rosolio.
Le caratteristiche delle pere lucane sono tali da farle apprezzare dai consumatori
Soprattutto in estate quando maturano e sono fatte degustare nel bel borgo di Valsinni in occasione dell’Estate d’Isabella, evento di attrazione turistica che in due mesi accoglie migliaia di visitatori.
E ora cosa si sta facendo per salvare gli ultimi peri lucani?
Racconta Mele; “Grazie all’intenso studio in collaborazione con l’A.L.S.I.A Pantanello di Metaponto, nella persona del dott. Carmelo Mennone,
che ha portato alla pubblicazione della tesi di laurea dal titolo Ecotipi di Pero nella valle del Sinni del Dott. Agronomo Junior Domenico Mele, e all’Associazione
G.I.P.A. ‘Giovani Idee e Proposte in Agricoltura’ da lui stesso presieduta, da quest’anno si sono avuti i primi impianti di pere grazie alla disponibilità
dell’azienda agricola Iocoli Vivaio di Sant Arcangelo, e d’ora in avanti si cercherà di implementare questi campi per rendere produttivi ed economici i prodotti
antichi ma con tecniche di coltivazione più adatte alle esigenze attuali. In attesa di richieste del prodotto noi ci stiamo attrezzando sia dal punto di vista tecnico con la G.I.P.A. che segue i campi impiantati, ma cerca reperire anche materiale spontaneo”.
Anche grazie a un progetto di recupero finanziato dalla Comunità Montana Basso Sinni, sono stati recuperati undici cloni, per i quali sono stati effettuate valutazioni fenologiche, pomologiche, controlli fi tosanitari. Il materiale è stato posto in conservazione presso strutture protette per la produzione di piante certifi cate e impostare nuovi campi che accompagnati da un marchio di qualità
potrebbero valorizzare questi ecotipi.
Se è bene non far saper al contadino quanto è buono il formaggio con le pere, è ancor più giusta ragione non informare nessuno di quanto è apprezzato
con la “Signur”, la “Larder”, la “Muon”, la “Muscarell”...
Acqua in bocca!
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