17 dic 2014

la Svezia e la transizione Low Carbon

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Era il 2010 e la Svezia annunciava che:
"La nostra dipendenza dal petrolio deve cessare entro il 2020.

La Svezia mira a diventare il primo paese al mondo a eliminare completamente il petrolio come combustibile, concentrandosi sulle fonti rinnovabili. 

"La nostra dipendenza dal petrolio deve cessare entro il 2020", ha dichiarato il ministro per lo Sviluppo sostenibile, Mona Sahlin. L'iniziativa volta a svincolare la Svezia dalla dipendenza dal petrolio è guidata da un consorzio di industriali, membri del mondo accademico, agricoltori, costruttori di automobili, dipendenti pubblici e altri soggetti. Questo consorzio presenterà una relazione al Parlamento svedese tra pochi mesi.Il Parlamento svedese ha
affermato che il passaggio dai combustibili fossili a forme rinnovabili di energia era essenziale per motivi sia ambientali sia economici. "Se la Svezia riuscirà a sottrarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili, ne ricaveremo enormi benefici, non da ultimo perché diminuirà l'impatto dovuto alle fluttuazioni dei prezzi del greggio. Dal 1996 il prezzo del petrolio è triplicato", ha dichiarato Mona Sahlin.Il ministro ha affermato che la Svezia attuerà le seguenti misure: sgravi fiscali per la conversione dal petrolio, incremento dell'energia rinnovabile, introduzione di un maggior numero di misure per i combustibili rinnovabili, investimenti più cospicui nello sviluppo di una "società rinnovabile" e prosecuzione degli investimenti nel teleriscaldamento (in genere geotermico o a biomassa)."Con la fine della dipendenza dal petrolio, aumentano le opportunità di rafforzare la competitività, lo sviluppo tecnologico e il progresso. L'obiettivo è eliminare la dipendenza dai combustibili fossili entro il 2020. Per allora, nessuna abitazione dovrà più ricorrere al petrolio per il proprio riscaldamento. Per allora, nessun automobilista sarà costretto a utilizzare la benzina come unica opzione disponibile. Per allora, esisteranno sempre alternative migliori al petrolio", ha affermato.Tra gli altri attori chiave che mirano ad abbandonare l'energia basata sul petrolio figurano l'Islanda, che avendo il vantaggio di disporre di importanti risorse geotermiche spera di poter iniziare ad alimentare a idrogeno la flotta automobilistica e quella navale entro il 2050, e il Brasile, il cui obiettivo è alimentare l'80 per cento dei propri mezzi di trasporto con l'etanolo ricavato dalla canna da zucchero entro cinque anni.Attualmente non esiste una politica energetica europea e, pertanto, i paesi stanno decidendo autonomamente quale strada seguire e dove concentrare gli investimenti nella ricerca energetica. Secondo alcuni, un ritorno al nucleare sarebbe un modo "semplice" di soddisfare il fabbisogno energetico e realizzare gli obiettivi stabiliti dal protocollo di Kyoto riguardo al di riscaldamento globale. Tuttavia, l'UE ha fissato obiettivi per il passaggio alle fonti rinnovabili di energia e viene riconosciuta come leader mondiale in quest'ambito.Questa decisione fa sì che la Svezia sia il primo paese a riconoscere apertamente l'esistenza di un mondo senza petrolio. Il petrolio a prezzi contenuti è la colonna portante della nostra civiltà moderna, poiché ha spianato la strada all'elettricità a basso costo e, di conseguenza, a quasi ogni tipo di tecnologia, nonché al settore delle materie plastiche, a quello farmaceutico e a quello ingegneristico.Probabilmente la Svezia è uno dei pochi paesi con una struttura energetica sufficientemente diversificata da permetterle di eliminare il petrolio. Dal 1994, la produzione industriale svedese è cresciuta del 70 per cento, mentre il consumo di petrolio in ambito domestico e nel settore dei servizi è diminuito significativamente e il consumo industriale di petrolio è rimasto basso.Attualmente, per il proprio fabbisogno elettrico, la Svezia dipende in larga misura dall'energia nucleare, idroelettrica e da altre fonti rinnovabili. A queste ultime è ascrivibile il 26 per cento delle forniture energetiche complessive del paese. Tuttavia, per quanto nel 1980 la Svezia abbia deciso di rinunciare all'energia nucleare, nel paese sono ancora in funzione alcuni reattori.

Fonte CORDIS

Oggi a fine 2014 cerco dei dati che confermino l'affermazione di 4 anni fa
Distratti dall’imponderabile Energiewende tedesca e dall’ondivaga transition énergétique del Presidente Hollande, l’esemplare percorso svedese di decarbonizzazione è passato quasi inosservato. Eppure la Svezia è il modello di transizione energetica meglio riuscito sul piano climatico ed economico, e dovrebbe ispirare più di un governo europeo.
Le fonti low carbon pesano per il 61% nel mix del fabbisogno energetico primario (un record se confrontato al 33% della Francia, al 21% della Germania, Italia12% ). LA quota di emissioni di CO2 per abitante è calata del 36% in meno di 40 anni attestandosi a 5,6 tonnellate pro capite.
Per tempo la Svezia ha impostato la propria politica energetica-climatica senza dover quindi pretendere tappe forzate e  sacrifici sproporzionati alle imprese, senza erodere il potere d’acquisto delle famiglie e pesare sul bilancio statale.
Il passaggio a un’economia a basse emissioni segue 3 direttrici. L’avere a disposizione un parco di generazione elettrica quasi completamente alimentato da fonti pulite grazie al binomio idroelettrico-nucleare (85%), il ricorso alle rinnovabili (11%) e il contenimento dei combustibili fossili.
Primo elemento discriminante nell’abbattimento delle emissioni è l’applicazione  di una carbon tax  di circa 120€ per tonnellata, decisamente più disincentivante dei 5-6 € degli ETS. Questa misura dissuasiva ha sollecitato il settore manifatturiero e delle costruzioni a cercare realmente delle opzioni di efficienza e ottimizzazione  energetica.
Inoltre, per scalzare il peso del petrolio sulla domanda di energia primaria, il governo svedese ha dato una forte spinta alla penetrazione elettrica e alle rinnovabili termiche quali le biomasse. L’obiettivo ultimo della road map è cancellare entro il 2030 il petrolio dai consumi finali di energia nel trasporto (pari a circa 2/3 della domanda di petrolio del paese) grazie ai biocarburanti, biogas e all’elettrificazione spinta dei mezzi di trasporto individuali e collettivi: EV, treni, metropolitane, tram.
Altro punto fondamentale della strategia svedese è il miglioramento dell’intensità energetica (il consumo di energia primaria per unità di PIL). Obiettivo più che centrato tant’è che tra il 1995-2011 il parametro è calato del 25% superando di 5 punti percentuali il target fissato dal governo. Questo ha permesso di abbattere le emissioni senza deprimere il consumo energetico.
La Svezia, uno dei rari paesi ad essere riuscito a conservare la tripla A, ha visto in questi 15 anni crescere la sua popolazione del 7% e il suo prodotto interno lordo pro capite ha registrato un balzo del 51%. Morale: una transizione low carbon è realizzabile senza necessariamente penalizzare la competitività economica, punire il tenore di vita e appesantire le bollette.
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